Tre “vespine” che sfrecciano per le strade e i vicoli da “Borgo” alla “Venezia” sulla musica della Cavalleria Rusticana. E’ questa l’immagine simbolo che lega “Mare matto” (1963) di Renato Castellani a Livorno, città sanguigna e verace come racconta la stessa voce narrante del film mentre le inquadrature spaziano dai 4 mori al porto, dall’ immensa piazza della Repubblica al lungomare.
A metà tra Neorealismo rosa e Commedia all’italiana, “Mare matto” è un racconto di lupi di mare furbi e un po’ imbroglioni, una traversata che parte da Genova e si conclude a Messina, passando ovviamente dalla città di Pietro Mascagni. Durante il tragitto, tra storie d’amore, arresti e tempeste, succede un po’ di tutto, e alla fine i marinai sono costretti a gettare il carico in mare. Tra le immagini in bianco e nero di Livorno si scorgono anche il palazzo dei Portuali, il viale Italia e gli scali delle Cantine, sul “Pontino”.
Il cast stellare è composto dal “livornese” Jean Paul Belmondo, volto simbolo della Novelle Vague francese, Gina Lollobrigida (Margherita), Tomas Milian (Efisio) e Odoardo Spadaro (Drudo); da segnalare anche la presenza di Lamberto Maggiorani, indimenticabile protagonista di “Ladri di biciclette”. “Mare matto”, prodotto da Franco Cristaldi e presentato al XXIV Festival di Venezia, è stato distribuito all’estero con i titoli “La mer à boire” e “Crazy sea”.
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