di Anita Galvano -
“Imbarco a mezzanotte” di Joseph Losey è un film girato nel 1951 dalla United Artists che sceglie l’Italia come location di una sceneggiatura tratta dal racconto “La bouteille de lait” di Noef Calef. La pellicola racconta l’amicizia di un uomo e un ragazzo, entrambi autori di reati, che si conoscono casualmente in una città portuale e vagano insieme fino al tragico epilogo.
Girato negli studi della Pisorno di Tirrenia e in una Livorno ancora mezza distrutta dai bombardamenti bellici (si riconoscono facilmente la via Strozzi, il Pontino, alcune vie della Venezia, il porto e la Cinta esterna) è tuttavia un film che ha avuto una lavorazione molto problematica, a cominciare dal suo regista. In pieno “maccartismo”, infatti, l’americano Losey, allievo di Brecht, era stato inserito nella lista nera della Commissione per le attività antiamericane e proprio durante le riprese fu richiamato negli Stati Uniti per testimoniare.
Per questo motivo il protagonista Paul Muni lavorò controvoglia alla pellicola che uscì oltreoceano censurata e firmata da Andrea Forzano, figlio di Giacomo, co-produttore italiano con cui Losey non andò mai d’accordo. A tutto ciò si aggiunse il difficile mélange linguistico dovuto ad attori anglofoni e attori italiani che dovettero recitare in una lingua non propria.
Il film ebbe un discreto successo internazionale di pubblico, ma la critica stroncò lo stile troppo neorealista di un regista che italiano – e quindi neorealista – non era.
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